giovedì 25 marzo 2010

Una gita a Firenze e uno sguardo all'universo

Ci sono coincidenze che sembrano miracolose: pensi a un tuo vecchio amico che non vedi da anni e il giorno dopo ti capita di incontrarlo per strada. Cose così, in cui tutto è casuale ma sembra ben organizzato.

Questo non è uno di quei casi. Se lo fosse avrei potuto dare sfoggio della mia cultura poliedrica durante la visita scolastica a Firenze, non sarei qui a parlarne dopo.
D’accordo, devo spiegare. Nei giorni scorsi siamo stati a Firenze con le seconde (A e B). Tra l’altro abbiamo visitato la basilica di Santa Croce e il Duomo di Firenze. Di ritorno a casa, mi capita tra le mani un saggio di Stephen Jay Gould. Come spesso accade negli scritti del famoso paleontologo, da uno spunto iniziale si parte per lunghe e affascinanti dissertazioni. Io mi fermerò allo spunto iniziale.

Dice Gould che in due chiese di Firenze si trovano due opere d’arte che danno conto di come in un paio di secoli possa cambiare il nostro modo di vedere la realtà.
I lettori più scaltri avranno già intuito che le due chiese sono proprio Santa Croce e il Duomo. Le due opere d’arte sono un dipinto di Domenico di Michelino e la scultura che orna la tomba di Galileo. Il primo, nella navata sinistra del Duomo, non lo abbiamo visto. Davanti alla seconda, nella basilica di Santa Croce, ci siamo soffermati a lungo.
Cominciamo dal primo: un dipinto del ‘400, in cui è rappresentato Dante, alla sua destra le anime dei morti che scendono all’inferno o salgono in purgatorio, alla sua sinistra la città di Firenze. Si potrebbe notare che la grande cupola del Brunelleschi, costruita nel ‘400, è qui dipinta insieme a Dante, morto nel 1321. Quindi le cose non tornano. Ma non siamo interessati a questo. Quel che ci interessa è il cielo: il pittore lo ha dipinto in sette archi di circonferenza. Si tratta della rappresentazione del sistema proposto da Tolomeo: attorno alla Terra orbitano sette “pianeti”, in effetti i cinque pianeti visibili ad occhio nudo (Marte, Giove, Venere, Mercurio e Saturno) più la Luna e il Sole. Nel dipinto si scorge anche una parte del cielo più lontano, quello delle stelle fisse. È una visione geocentrica: la Terra (e l’uomo) è al centro dell’universo e tutto le ruota attorno, in orbite circolari, perfette e ideali

Per secoli questo è stato il nostro modo di guardare l’universo. Qualcuno ha tentato di far notare che le cose potevano essere diverse (vedi Copernico), ma ben pochi erano disposti a crederci. Eravamo troppo intenti a guardare a noi stessi, troppo convinti della nostra importanza nell’ordine delle cose.
Colui che ci ha tirati giù dal piedistallo (o almeno ha iniziato l’opera) è stato Galileo Galilei. Dunque usciamo dal Duomo, facciamo quattro passi ed entriamo in Santa Croce. Qui, addossato alla parete della navata sinistra, troviamo un sarcofago che contiene le spoglie di Galilei. Sopra di esso c’è un busto che ritrae lo scienziato: un Galileo piuttosto giovane, con lo sguardo rivolto al cielo lontano, tiene sotto la mano sinistra una piccola sfera (la Terra) e nella mano destra regge un cannocchiale.

Verrebbe da pensare che Galileo abbia inventato il cannocchiale ma non è così: lo ha “solo” usato per primo come uno strumento scientifico, per poter osservare il cielo non più a occhio nudo. E con le sue osservazioni Galileo comprese e mostrò che Copernico aveva ragione: la Terra non è affatto il centro di tutto, è una piccola palla che gira attorno al Sole. Un pianeta tra gli altri, nel cielo sterminato.
Come si sa, l’idea non piacque molto ai contemporanei di Galileo, tanto che la realizzazione della tomba in Santa Croce non fu concessa fino al 1734, quasi un secolo dopo la morte di Galileo. Ma tutto questo, in fondo, poco importa: con Galileo non solo nacque la scienza moderna, cambiò il nostro modo di pensare l’uomo nell’universo.
Oggi abbiamo strumenti molto più sofisticati di un semplice cannocchiale. Sappiamo molto di più, sappiamo che c’è ancora tanto da scoprire. E più ci guardiamo in giro, più scopriamo che la Terra è ancora meno di una piccola sfera: è un bruscolino minuscolo, lanciato a folle velocità nell’universo.
Per convincersene si può guardare il filmato qui sotto.
Ogni corpo celeste è rappresentato nella giusta scala e alle giuste distanze, secondo i dati del Digital Universe Atlas (Atlante Digitale dell'Universo), curato e aggiornato dagli astrofisici dell'American Museum of Natural History di New York. Si viaggia fino a 13,7 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra, cioè la distanza che la luce percorre in quel lasso di tempo. Quindi si vedono immagini (ricostruite al computer, s'intende) che risalgono a quasi 14 miliardi di anni fa, al tempo del Big Bang.

lunedì 22 marzo 2010

Un bicchiere mezzo vuoto

La guerra dell'acqua è già cominciata
In qualche modo e da qualche parte
E poi tocca a noi, e poi tocca a noi
(Ivano Fossati, La guerra dell'acqua)
Facile come bere un bicchier d'acqua.
A volte anche i modi di dire si rivelano piuttosto superficiali. Bere un bicchiere d'acqua può sembrare facile ma servono almeno due cose: il bicchiere e l'acqua. Se il bicchiere può anche mancare (basta una tazza, una bottiglia, le semplici mani), l'acqua resta insostituibile. E qui cominciano le difficoltà, perché oggi per quasi un miliardo di persone (!) è molto difficile riuscire a trovare un bicchiere d'acqua sicura. E oltre 2 miliardi e mezzo (!!) di persone non hanno accesso all'acqua che serve per servizi igienici adeguati.
Consideriamo anche che l'acqua è sempre più inquinata e sempre più sprecata. Consideriamo anche che la popolazione mondiale (cioè persone che hanno bisogno di bere il bicchiere d'acqua di cui si diceva) è già esorbitante ed è in costante aumento.
Ecco perché, tra le tante giornate dedicate a qualcosa (al papà, alla mamma, ai nonni, ai cugini di secondo grado e via così), vale la pena di citare la giornata mondiale dell'acqua, (detto all'inglese: World Water Day). Istituito nel 1993 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il WW Day è un tentativo di sensibilizzare tutti al problema dell'acqua. Perché c'è il rischio che l'acqua diventi un problema per tutti. "L'acqua pulita - dice Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu - è diventata scarsa e lo sarà sempre di più sotto l'attacco dei cambiamenti climatici".

Dal momento che essere sensibili è bene ma fare qualcosa è meglio, e se ognuno fa qualcosa è ancora meglio, l'ONU  ha pubblicato una Guida al buon uso dell'acqua. Sono quattro paginette di consigli utili per sprecare meno acqua. Purtroppo sono in inglese. Allora aggiungo un link a una pagina in italiano dove si possono trovare alcune idee pratiche, semplici semplici, da mettere in pratica ogni giorno.

domenica 21 marzo 2010

Ghiaccio infuocato

Se dico Ice on fire (ghiaccio infuocato, appunto) mi viene in mente un disco di Elton John. Ma qui si parla d'altro.
Le dorsali oceaniche sono catene montuose sottomarine che si formano dove due placche tettoniche divergono una dall'altra. La più famosa è la dorsale medio atlantica (cioè "che sta in mezzo all'Atlantico"). Questo si è detto a lezione. Si è detto anche che in effetti non tutte le dorsali sono in mezzo agli oceani. E anche la medio atlantica emerge dalle acque in alcuni punti. Ad esempio in Islanda, luogo di ghiacci ma anche di vulcani.
E proprio accanto a un ghiacciaio (Eyjafallajoekull, nel sud dell'Islanda) in questi giorni è tornato in attività un vulcano, dopo 187 anni. Alcune foto sono visibili qui.

domenica 14 marzo 2010

Happy Pi Day!

I numeri hanno un suono? Una musica? La risposta è: in un certo senso sì. Possiamo ad esempio usare il codice:
1 = Do, 2 = Re, 3 = Mi, 4 = Fa, 5 = Sol, 6 = La, 7 = Si, 8 = Do, 9 = Re, 0 = Mi.
  Sarà possibile trasformare un numero in una sequenza di note. Si potrà, ad esempio, trasformare le prime trenta cifre di Pi Greco (3,1415 92653 58979 32384 62643 38327) in una melodia come quella che si può sentire nel filmato qui sotto.
 
E' chiaro che questa non è l'unica canzone del Pi Greco possibile: i tempi assegnati a ogni nota sono arbitrari e la melodia potrebbe cambiare anche di molto. Tra l'altro anche il codice iniziale è arbitrario, si potrebbe ad esempio partire assegnando al numero 0 la nota Do e di nuovo la melodia verrebbe diversa. Ma resta un'idea simpatica. E soprattutto adatta all'occasione.
Oggi infatti è il giorno di Pi greco. Lo si festeggia dal 1988, quando Larry Shaw, un fisico americano, fece la proposta .
Non starò qui a ricordare che Pi Greco è un numero, il rapporto tra la lunghezza della circonferenza e quella del suo diametro. Non starò a ricordare che, sebbene abbia infinite cifre dopo la virgola, il Pi Greco è a tutti noto come 3,14.


E infatti il giorno del Pi greco cade il 14 marzo. Cosa c'entra? Bé, basta scrivere la data con la notazione anglosassone (3/14) e tutto è più chiaro. Chi vuol fare le cose in maniera meno approssimativa festeggia alle ore 1 e 59. Così arriva a una precisione di ben sei cifre.
I meno pignoli possono invece festeggiare il 22 luglio. Se è vero che Pi Greco non è un numero razionale, cioè non lo si può esprimere con una frazione, è anche vero che alcune frazioni si avvicinano molto al numero esatto. Ad esempio, nel V secolo dopo Cristo, in Cina l'astronomo Tsu Ch'ung.chih, calcolò il Pi Greco come 355 fratto 113, andandoci piuttosto vicino: il rapporto tra questi due numeri corrisponde al Pi Greco fino all'ottava cifra.
Una frazione più semplice, anche se "precisa" solo fino alla terza cifra, è 22/7.
22 luglio, appunto, giorno dell'approssimazione di Pi Greco.

mercoledì 3 marzo 2010

Per una cultura più solida

Come promesso vi regalo il materiale per fare un po' di bricolage. Io ci metto il file con lo sviluppo di alcuni prismi, voi ci mettete un paio di fogli di carta (meglio se cartoncino leggero), un po' di colla vinilica, una forbice e un pizzico di pazienza. Ecco fatto: quattro bei prismi per aiutarsi a ragionare in 3D.
NB: consiglio di cliccare sulla parola "download", qui sotto, salvare il file da qualche parte per poi stamparlo con calma. PRISMI_01