domenica 22 gennaio 2012

Il cielo che non vediamo

Se accompagnate un gruppone di cinquanta e passa terzini — intesi come alunni di terza media — in visita a un planetario, tornerete a casa con diverse sensazioni.

Ieri, con la terza A e la mia terza B, siamo andati al planetario di Milano; questo è quel che ho portato a casa:

  • un vago mal di testa, non so se per via della nausea da pullman o per colpa dei cori da stadio di quelli seduti in fondo;
  • la certezza che l'uscita sia servita a qualcosa. Perché, si sa, ripetere aiuta, specie se a ripetere non è l’insegnante ma qualcun altro. E buona parte della lezione al planetario sembrava la replica di alcune delle nostre lezioni in classe. Certo, spiegate meglio, con un lessico più controllato del mio, con una voce più impostata alla Alberto Angela e, soprattutto, con la possibilità di vedere ciò di cui si parla;
  • il ricordo di un piccolo tuffo al cuore quando ci hanno mostrato il cielo notturno non come lo vediamo di solito ma come sarebbe senza inquinamento luminoso. Spero l'abbiano provato anche i terzini. Io confesso di aver sentito anche un’ombra di tristezza al pensiero dello spettacolo che ci perdiamo ogni notte.

Ecco, siccome il momento più importante mi è sembrato proprio quel piccolo tuffo al cuore, voglio rincarare la dose.

Intanto invito a allontanarsi, qualche volta, da questo bel mondo di lampioni, insegne luminose e schermi a 40 pollici: magari andare in montagna — magari in qualche valle non impestata da troppi impianti di risalita — lasciarsi sorprendere dalla notte e alzare gli occhi al cielo.


Si potrebbe anche fare una capatina nel mezzo di qualche deserto, ma sembra meno facile.


Se siete di quelli che non si accontentano, potreste mettere insieme le due cose: andaresu una montagna in un deserto. Sul CerroParanal, nel deserto di Atacama in Cile, ad esempio.

Non è un caso se proprio da quelle parti l’ESO ha costruito alcuni degli osservatori astronomici più all’avanguardia. Sul Cerro Paranal, a 2600 metri di quota, si trova, per esempio, il VLT (Very Large Telescope, che tradotto sarebbe Telescopio Molto Grande, quindi meglio non tradurre).

Ecco qui un paio di foto e un filmatino, tanto per rendere l’idea dello spettacolo di cui si può godere laggiù. A occhio nudo, s’intende.

Panorama a 360° del cielo notturno sul Cerro Paranal (qui l'originale)
Il 22 dicembre la cometa Lovejoy è visibile all'orizzonte, in primo piano il VLT. Foto di Gabe Branner (qui l'originale)

Ancora la cometa Lovejoy in un breve filmato di Gabe Branner

Per finire va detto che, nonostante l'inquinamento luminoso, qualcosa si può vedere anche dalle nostre parti. Ad esempio, se qualcuno volesse tentare di riconoscere alcune delle costellazioni visbili in questo periodo nei nostri cieli (diciamo il nord Italia, più o meno), potrebbero tornare utili delle mappe del cielo. Proprio il planetario di Milano ne mette a disposizione una semplice da provare. La trovate qui.

2 commenti:

matteo c ha detto...

da casa nia riesco a vedere il picoolo e il grande carro e da mia nonna ad azzate l'anno scorso ha visto 15 stelle cadenti
ha pure una foto di una stella coeta gigante
da casa sua riesce a vedere qualche costellazione????

Davide Bortolas ha detto...

Perdindirindina se ne vedo. Potrei fare un elenco abbastanza lunghino.
Non certo la magnificenza del Cerro Paranal e nemmeno certe meraviglie che ho visto solo in montagna. Però hai ragione: anche dalle nostre parti, l'osservazione del cielo è possibile e bellissima.
Sono sicuro che anche da casa tua si possono vedere altre costellazioni, oltre ai carri. Se hai una finestra rivolta a Sud-Est, non puoi rinunciare a trovare Orione, ad esempio.